Siamo abituati a considerarlo un prodotto “nemico dell’ambiente”, per le conseguenze sulle emissioni e per le difficoltà nello smaltimento: per fortuna, però, le ultime evoluzioni tecnologiche e di studio rivelano che non è distante il momento in cui potremmo usare pneumatici ecologici, ricavati da matrici vegetali.
Brutti, sporchi e cattivi; anzi, nocivi, soprattutto per l’ambiente. Sono queste gli aggettivi che in genere possono venirci in mente quando pensiamo aglipneumatici per auto e moto, una delle componenti che ha maggiore incidenza sull’inquinamento atmosferico e sui livellidi Pm10 nell’MyISAM, comeabbiamo raccontatogià qualche tempo fa, ma anche prodotto difficile da smaltire, come testimoniano i tanti casi di cronaca sui PFU (ovvero, le gomme esaurite) spesso trattati in modo a dir poco sbagliato.
La rivoluzione.Le cose però potrebbero presto cambiare, a tutto vantaggio dellaecosostenibilità: secondo un recente studio, infatti, non siamo troppo lontani dalla possibilità di produrre l’isoprene damatrici vegetali, la materia fondamentale per la costruzione dipneumatici, fortemente dipendente dal petrolio. Secondo gli scienziati, infatti, sarebbe possibile impiegare una specialesostanza chimicaper sostituire questa molecola chiave per le gomme tradizionali, senza modificarecolore, forma e soprattutto prestazioni del prodotto finito.
Esperimenti green.Non è la prima volta che si tenta lasvolta “green”in questo settore, ma la novità interessante è che ora si è confermato che l’isoprene può essere ricavato anche dafonti vegetali, portando a compimento degli esperimenti avviati già dal 2010 dalla Goodyear, che sperimentò un metodo che utilizzavabatteriper la produzione microbica di isoprene, mentre due anni dopo fu la volta della clonazione di un enzima chiave per la produzione di isoprene.
La lolla di riso.Bisogna poi citare gli altri esperimenti in materia, come la produzione digomme in lolla di riso(per maggiori dettagli sipuò leggere il nostro pezzo) che potrebbe dar vita a pneumatici per auto dal basso impatto ambientale, ma capaci comunque di ridurre l’attrito del veicolo conl’asfaltoe di migliorare la resa nelle prestazioni finali.
Isoprene ecosostenibile.Il passo in avanti è stato compiuto dai ricercatoridell’Università del Minnesota, che sostengono in uno studio recente di aver creato un processo chimico che combina la fermentazione microbica naturale con la raffinazione catalitica, molto simile a quanto serve per raffinare il petrolio, ilcracking termicoche rompe le catene del greggio e le riorganizza appunto in isoprene.
Le azioni delle grandi aziende.È importante sottolineare che le grandi aziende produttrici stanno collaborando per l’obiettivo dellaecosostenibilità, a cominciare dalla citataGoodyear, che sin dal 2001 ha avviato la ricerca per utilizzare metodi di produzione alternativi e responsabili, con un occhio di riguardo per tutelare le risorse che scarseggiano. In quell’anno partì lo sviluppo di una mescola abase di mais, seguita poi nel 2012 nello Pneumatico BioIsoprene di nuova concezione, realizzato interamente conmaterie prime rinnovabilie presentato alla Conferenza sul clima di Copenaghen.
I vantaggi.Più o meno nello stesso periodo sono iniziate le ricerchesull’olio di semi di soia, che utilizzato nelle gomme potrebbe addirittura aumentare la durata del battistrada del 10% e ridurre l’uso deglioli derivati dal petrolioper quantitativi pari a oltre 26 milioni di litri l’anno.
Le soluzioni quotidiane.Ma la fase di ricerca si è concentrata anche sull’evoluzione dei modelli regolari e attualmente sul mercato, come si può vedere dal catalogo diEuroimport Pneumatici, il rivenditore online italiano che presenta le schede riassuntive per tutti i prodotti presenti sul sito. Infatti, laGoodyearha studiato alcune modifiche al design e alla composizione delle proprie gomme: ad esempio, glipneumatici per Suvdi nuova concezione sono realizzate con un’ampia scanalatura centrale, che riduce il contatto con la strada garantendo miglior risparmio di carburante e riduzione delle emissioni di CO2, mentre la tecnologia “Chip In Tire” migliora le prestazioni complessive dell’autovettura incorporando nella gomma un chip collegato al computer di bordo.